Venerdì 17 settembre 2021 si è svolto un incontro fiume in Regione Lombardia, che si è concluso con il risultato più negativo possibile: nessun accordo e 152 dipendenti licenziati nel gruppo Giannetti che ha uno stabilimento anche nel bresciano a Carpenedolo.
L’epilogo negativo della trattativa è frutto della rigidità dell’azienda di non volere trovare soluzioni alternative al licenziamento. Tutte le proposte dei sindacati sono state respinte, compreso il rinvio della chiusura della procedura di alcuni giorni per avere più tempo per trovare soluzioni.
Da oggi partiranno le lettere di licenziamento e martedì si svolgeranno a Carpenedolo le assemblee dei lavoratori.
E’ inaccettabile la situazione che si è creata; il gruppo è rimasto irresponsabilmente sempre fermo sulla propria posizione, disimpegnandosi anche sulla possibile reindustrializzazione del sito di Ceriano Laghetto che avrebbe potuto dare speranza ai dipendenti e non impoverire occupazionalmente il territorio.
Reindustrializzazione, 13 settimane di cassa integrazione come definito da Governo e sindacati con l’avviso comune del 30 giugno 2021, nato a fronte dello sblocco dei licenziamenti, erano i pilastri principali su cui si è cercato di lavorare, con il prezioso apporto di Regione Lombardia, che unitamente a 12 mesi di cigs e le incentivazioni/politiche attive dei lavoratori avrebbero completato la possibile intesa.
L’INPS sconfessa quanto detto dal Mise negli incontri precedenti specificando l’impossibilità di concedere le 13 settimane per questo tipo di condizione.
Ora a Carpenedolo, che risulta sotto organico per il carico di lavoro presente, partiranno secondo i criteri di legge i licenziamenti.
Siamo al paradosso
E’ necessario da subito aprire un confronto per capire come concretizzare quanto fino ad oggi è stato detto solo a parole.